Il Pianeta Terra, fin dalle sue origini, è composto da elementi radioattivi alcuni dei quali a vita breve (gradualmente scomparsi nel corso di milioni d’anni) ed altri a vita molto più lunga e che risultano attualmente ancora presenti nel nostro ambiente come l’Uranio, dal quale si origina il Radon. Fino all’anno 1898, quando Marie Curie portò avanti le prime ricerche sulla radioattività di alcune sostanze che permisero nel 1900 al fisico F. Dorn di scoprire che i sali di radio producevano un gas radioattivo, poi denominato Radon, l’essere umano non aveva alcun tipo di informazione o conoscenza su questo gas.
Prima della scoperta del Fisico F. Dorn, solamente nel corso del sedicesimo secolo, il medico Paracelso (anche alchimista ed astrologo) aveva attenzionato la correlazione dell’alta mortalità dovuta a malattie polmonari tra i lavoratori delle miniere (argento, rame e cobalto) della regione Schneeberg della Sassonia (Germania) denominando il quadro clinico dei pazienti con la “malattia di Schneeberg”. Tale anomalia nella concentrazione di malati di Schneeberg, continuo fino al 1901 senza mai trovare una spiegazione medico-scientifica, fino a quando iniziarono le rilevazioni di Radon nella Regione accertando le elevatissime concentrazioni, che indiscutibilmente mettevano in correlazione il Radon con le malattie tumorali polmonari registrate nel corso dei secoli in quella specifica area geografica.
Le rilevazione di Gas Radon all’interno dell’abitazioni venne effettuato, per la prima volta, nel territorio Svedese nel 1956 dove venne dimostrato che il problema non era confinato alle sole miniere d’estrazione ma era un problema ben più ampio e generale. Pensando si trattasse solo di un problema locale, le ricerche medico-scentifiche non iniziarono che dopo una ventina d’anni con studi sistematici su larga scala in diverse Nazioni.
Il Radon è un gas nobile chimicamente inerte, naturalmente radioattivo, incolore e inodore, presente nell’ambiente in cui viviamo. Se non misurato strumentalmente non è possibile percepirne la presenza. Proviene per esalazione dal terreno e dai materiali solidi e lo si trova diluito in aria e nell’acqua. È generato dal decadimento del radio, cioè dal processo per cui una sostanza radioattiva si trasmuta spontaneamente in un’altra, emettendo radiazioni. Il radio è, a sua volta, prodotto dalla trasmutazione dell’uranio (uno dei più antichi elementi naturali esistenti sulla terra distribuito ovunque sulla crosta terrestre, benché la sua concentrazione vari da luogo a luogo) ed è presente (dalla nascita del pianeta) nelle rocce, nell’acqua, nel suolo e quindi anche nei materiali da costruzione (la concentrazione è variabile ed è più alta nei tufi, nelle pozzolane e nei graniti, mentre risulta inferiore nei marmi e nelle arenarie). L’uranio è presente nel sottosuolo che è in costante scambio con l’aria dell’atmosfera. Da un sottosuolo poroso o fratturato si diffonde facilmente in superficie raggiungendo anche distanze considerevoli dal punto in cui è stato generato. Viceversa, un terreno compatto, per esempio con un’alta percentuale di limi o argille, può costituire una forte barriera alla sua diffusione. Nella dinamica degli spostamenti dal suolo alla superficie, gli edifici svolgono un ruolo attivo: talora l’edificio penetra nello strato superiore del terreno e funziona come una pompa aspirante risucchiando l’aria dal terreno circostante.
In natura esistono tre isotopi instabili:
• il Radon-222, chiamato comunemente Radon e che deriva dalla catena di decadimento dell'Uranio-238;
• il Radon-220, e derivante dalla catena di decadimento del Torio-232;
• il Radon-219, detto Actinon, derivante dal decadimento dell'Uranio-235.
Una volta formato, anche il Radon decade emettendo radiazioni nella forma di particelle α e dando origine a una serie di altri elementi radioattivi. Il periodo di dimezzamento del Radon (ossia il tempo in cui dimezza la sua concentrazione per decadimento naturale) è di 3,8 giorni tempo nel quale il Radon può essere inalato dalla persona.
Le differenze sostanziali tra i tre isotopi è nel tempo di dimezzamento che li caratterizza: 3,82 giorni per il Radon, 55,6 secondi per il Thoron e 3,96 secondi per l'Actinon. Inoltre le diverse concentrazioni dei diversi capostipiti delle catene di decadimento dei radioisotopi del Radon presenti in natura fanno si che il più pericoloso per la salute dell'uomo a seguito di esposizione esterna ed interna, data da inalazione ed ingestione, sia il Radon-222. L’unità di misura della concentrazione è il Becquerel al metro cubo (Bq/m3) (1 Bq corrisponde ad una transizione nucleare al secondo). Oltre al gas diventano fondamentali come parametri di misura per il Radon stesso e per la valutazione del rischio di esposizione al Rn-222 i figli a vita breve (Polonio,. Piombo e Bismuto), ovvero quei radioisotopi che seguono il decadimento del Radon e che in poco tempo decadono emettendo particelle α e ß e che tendono, grazie al fatto che non sono più di natura gassosa, ma solida, a fissarsi nell'ambiente in cui il gas è decaduto.